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Categoria: Turismo
Pubblicato Lunedì, 06 Dicembre 2010 20:02

Girotonno 2010

Una tradizione dedicata al “tonno di corsa”, indiscusso signore del mare Mediterraneo

Anfang Juni findet in Carloforte auf der Insel San Pietro bei Sardinien zum achten Mal das Festival „Girotonno” statt. Die kulturellen und kulinarischen Beiträge im Zeichen des Thunfischs locken Jahr für Jahr viele tausend Besucher in die historische Hafenstadt.

Nazzarena Barni-Fritsch

San Pietro è un’isola nell’isola. È dove il tonno è di corsa e i sardi parlano ligure. L’intera manifestazione ruota intorno al tonno di corsa, indiscusso signore del mare Mediterraneo. E onora il tonno rosso, il tonno di qualità, che ha dato vita e sostentamento a tutte le popolazioni isolane e di costa affacciate sul Mediterraneo. Si definisce tonno di corsa il tonno che “di corsa” depone le uova e compie il rito della fecondazione, costeggiando Liguria, Sardegna, Sicilia e le coste adriatiche, toccando nel suo viaggio di ritorno le coste greche, turche e tunisine. I branchi, prendendo il nome di tonni di ritorno, si dirigono poi nelle acque più fredde dell’Atlantico. È un tonno a carne rossa, particolarmente dolce e saporita. Ieri cibo povero e “carne” dei pescatori, oggi cibo raffinato e gourmet, se si pensa che i giapponesi sono disposti a pagare per la parte migliore del tonno da preparare cruda per sushi e sashimi, anche 500 euro/kg, molto di più di quanto sia valutato il tonno sul mercato carlofortino. Come il maiale per i contadini, il tonno rappresenta per i pescatori un’assicurazione sulla vita, è procacciatore di sussistenza, dio sacrificato e immolato per cibare e dare quindi vita e sostentamento da secoli ai pescatori e alle loro famiglie. Per questo onorato e omaggiato, al tonno viene dedicata questa grande festa/festival dal nome giocoso, GIROTONNO, come un girotondo intorno al tema tonno, con divagazioni sul tema, dalla rassegna enogastronomica alle tradizioni legate alla tonnare
e alla mattanza.


La mattanza.

Vari sono i paesi che si affacciano sul Mare Nostrum che hanno vissuto per secoli della pesca del tonno, con il suo rituale sacrificale della mattanza, rito cruento ma improcrastinabile necessità. La mattanza è l’atto sacrificale compiuto sul signore del mare; si potrebbe ben paragonare alla corrida in Spagna, ma, per quanto altrettanto spettacolare e partecipativo da parte del pubblico, con una sostanziale differenza. La corrida si riveste, come la mattanza (mattanza deriva dallo spagnolo matar, uccidere), di una forte componente culturale, ma mentre la corrida sostanzialmente è un atto sacrificale tribale, simbolico ma gratuito, la mattanza rappresenta invece l’eterna lotta per la sopravvivenza dell’uomo, che uccide sì, ma per sopravvivere. Nei limiti del possibile, la mattanza è oggi perpetrata in maniera meno cruenta e più rispettosa della dignità e capacità di sofferenza del pesce: non più acque tinte di rosso perché ribollenti di sangue, bensì un abile sistema di arpionatura e sollevamento sulle barche del tonno, in modo
da evitare profusi dissanguamenti, lacerazioni della pelle dell’animale e un lungo protrarsi della sua agonia. Forte negli ultimi tempi l’ostilità a queste forme di pesca, con in prima fila il ministro Stefania Prestigiacomo, che propugna il divieto di pesca massiva, preoccupandosi dell’impatto della pesca del tonno sulla conservazione della specie e sull’equilibrio ecologico.

Ma il tonno dà vita; del tonno, come del maiale, non si butta via niente, utilizzandolo in tutte le sue parti. Sarebbe blasfemia, sacrilegio, non cibarsi di ogni sua parte. Le carni, la testa con le guance, lo stomaco, il forte cuore, le ovaie,il seme, tutto sarà utilizzato per nutrire il suo grande amico/nemico: l’uomo. I suoi amici/nemici sono in questo caso i carolini, i tabarchini, i discendenti dei pescatori di Pegli, che per volontà di Andrea Doria e concessione di Carlo V ebbero il diritto di stabilirsi nella colonia tunisina di Tabarka per pescare il corallo, e poi, quando questa fonte di sussistenza venne a mancare, di colonizzare l’isola deserta di San Pietro per concessione di Carlo Emanuele III, re di Piemonte e Sardegna (in suo onore si definirono perciò carolini). Questo piccolo gruppo si conservò e si conserva a tutt’oggi come un’enclave in terra di Sardegna, con la propria lingua/ dialetto ligure, la propria cultura, i propri costumi. A pochi chilometri dalla costa sarda, ma lontani anni luce, tanto che ancora oggi è in uso a Carloforte il modo di dire ”ma cosa vogliono questi sardi?!”
Il Festival e la rassegna enogastronomica internazionale L’organizzazione del festival ha preparato anche quest’anno un programma molto vario, che si estende ad ampio spettro per coprire differenti temi e dare quindi la visione più completa ed eclettica del tema, con estese divagazioni sul tema tonno, correlandolo con la storia e la cultura carolina/tabarchina dei carlofortini. Il programma, fitto e così nutrito che si vive quasi la frustrazione di non riuscire a partecipare a tutti gli avvenimenti, perché molti si svolgono in contemporanea, si articola a coprire vari settori:

Storia

I carlofortini e le loro fonti di sussistenza economica. Bella la mostra fotografica in un padiglione sul lungomare,che descrive per immagini le due fonti principali di sostentamento: la pesca del tonno e l’estrazione del sale dalle saline.Sabato cinque e domenica sei, inoltre, si è svolta la manifestazione Monumenti Aperti, che ha permesso la
visita gratuita dei più importanti edifici di carattere storico della cittadina. Guide d’eccezione, i giovani carlofortini
delle scuole medie. Sono stati loro che, prendendo con molta serietà ed entusiasmo il loro insolito ruolo, hanno spiegato e guidato i turisti alla scoperta di una storia e di una cultura poco conosciuta anche per molti italiani.

Cultura e Costumi.


L’identità culturale è molto sentita in quest’isola, tanto che per esempio l’originario dialetto ligure si è conservato e viene usato ancora di più che nella stessa Liguria. A scuola si parla esclusivamente l’italiano, perché in ogni caso il ligure viene parlato in casa. E per lungo tempo i matrimoni “misti” con
la popolazione sarda sono stati così limitati, che per i ricercatori dell’Università di Cagliari è stato ancora possibile una decina di anni fa compiere studi di genetica su malattie multifattoriali su di una popolazione pressoché omogenea.

Festa popolare.

Non era presente solo l’aspetto “colto” in questa manifestazione. Per grandi e piccini è stato conservato anche l’aspetto festoso di sagra popolare con banchetti di vendita che spaziavano dai prodotti tipici sardi, ai dolciumi, giocattoli, ninnoli, vestiario e di tutto un po’, sul lungomare interno. Mentre sul lungomare esterno dalla parte del mare hanno avuto più spazio l’artigianato tradizionale e più culturalmente significativo della Sardegna.

Spettacoli

Anche nella scelta degli spettacoli offerti, si è fatta attenzione a soddisfare il pubblico con offerte ben calibrate ma eclettiche. Lo spirito carlofortino e quello sardo si sono presentati con il gruppo folkloristico in costume rappresentante la cultura marinara, mentre il gruppo Mamuthones di Mamoiada ha
impersonificato quella montana della Sardegna. In campo musicale lo spettacolo serale gratuito sul palco centrale ha visto come protagonisti, il venerdì sera, il Mario Brai Quintet, che ha presentato brani del suo percorso musicale tra l’etnico e la world music, mentre il sabato sera il mitico Maurizio Vandelli si è esibito con i suoi brani più amati e conosciuti. E sempre a gran richiesta si è svolta la terza edizione del Buskers Festival. Gli artisti presenti vengono denominati Buskers, termine inglese che può essere tradotto come artisti di strada. Sono saltimbanchi, guitti, musicisti, acrobati, danzatori, che si sono esibiti a orari fissi ma non troppo, come è nel loro spirito delle cose, in vari punti strategici del centro e che hanno allietato e divertito grandi e piccoli. Il loro premio? Quello di essere seguiti dagli astanti, di strappare loro un sorriso, di organizzare con lorogiochi a sorpresa, con un susseguirsi continuo di irruzioni fra il pubblico. A tutti quelli a cui sono piaciuti è richiesto un applauso e magari una moneta nel cappello, come obolo e ringraziamento per i 10-15 minuti di spensieratezza e di ritorno all’infanzia. Cosicché la città è diventata un palcoscenico naturale a cielo aperto di questi cinquanta artisti internazionali, che alle rassicuranti quinte di un teatro hanno preferito il diretto contatto con il pubblico e l’insicurezza di esibirsi con ogni condizione atmosferica. Dulcis in fundo, e novità tecnologica quest’anno, un collegamento internet wireless gratuito sul lungomare per tutta la durata del GIROTONNO. Grazie ad un accordo fra il Comune di Carloforte e il provider Tiscali, è stato possibile navigare gratuitamente in rete per i possessori di unità portatili wi-fi, previa registrazione presso l’apposito infopoint. Un servizio all’avanguardia a livello regionale. Gastronomia La gastronomia, collegata all’alimento tonno, era rappresentata a vari livelli.
Le “Piazze dei Sapori”, punti di degustazione gastronomica gestiti dalle nazioni ospiti dell’ottava manifestazione, Turchia, Giappone, Spagna e Italia, come nazione ospitante, con la rappresentanza di Carloforte. Per un prezzo fra gli otto e i dodici euro era possibile degustare le proposte gastronomiche tipiche di queste nazioni, consistenti in due portate, pane e vino, o un’altra bevanda. Ogni “Piazza” consisteva di due gazebo bianchi di cinque metri per cinque. In uno si cucinava, nell’altro il cibo era servito al pubblico su lunghe tavolate che permettevano la conoscenza e lo scambio di valutazioni. Per gli abitanti di Carloforte lo spazio a disposizione era un po’ di più, si sa, giocavano in casa, ed era possibile gustare la famosa pasta e il tonno alla carlofortina, oppure il tonno alla brace con una grande insalata. La “Gara Internazionale di gastronomia” richiede ogni anno ai migliori chef di differenti paesi la loro interpretazione personale del materiale di pregio che è il tonno rosso e solletica la loro fantasia e capacità nel dare risalto a questo ingrediente. Ogni anno tre nazioni diverse si affiancano all’Italia in questa sfida. L’anno scorso è stato un italiano ad assicurare la vittoria al nostro paese, Stefano Aldreghetti, che quest’anno era invece presente come coordinatore, nella mattinata del sabato, di un laboratorio del gusto particolare.
Chef per un giorno, i bambini carlofortini hanno “inventato” le loro ricette sul tema tonno e nell’ambito delle attività ludiche del CAM (Centro di aggregazione minorile) di Carloforte, le hanno realizzate e presentate in un libriccino molto intrigante e carino. Per chi come me le ha provate, le preparazioni si sono dimostrate molto allettanti sia nel gusto che nella realizzazione e presentazione estetica. In un’epoca in cui le nuove generazioni sono minacciate dall’obesità a causa della limitata attività fisica e del fast food, questa iniziativa rappresenta un tentativo encomiabile e riuscito di educazione alimentare e riappropriazione culturale, sia dal punto di vista nutrizionale che da quello di presa di coscienza e trasmissione delle proprie identità culturali.
Alla sfida gastronomica internazionale hanno partecipato quest’anno, oltre all’Italia, gli Stati Uniti, con il simpatico
cuoco italo-americano Dominick Tesoriero, il Giappone, con lo ieratico Sato Yuta, e la Turchia con Hasim Demirtas e il suo sempre gentile e sorridente assistente. L’Italia era rappresentata dal ligure Francesco Merlino, che ha assicurato ancora una volta la vittoria al Bel Paese. Sia la gara gastronomica che le officine del gusto hanno avuto luogo presso il Museo del Mare in località Tacca Rossa, in una struttura solo parzialmente ma sapientemente ristrutturata che fungeva nel passato da deposito per la Tonnara, e sovrastante una splendida caletta teatro di tramonti mozzafiato.
Le Officine del Gusto hanno avuto luogo dal giovedì al sabato con temi sempre diversi ed erano aperte al pubblico che poteva prelevare i pass, fino ad esaurimento, all’infopoint di Carloforte al prezzo di sei Euro, e che includevano
anche la degustazione e il trasporto da/per Carloforte. Ideatore, relatore e moderatore degli eventi il giornalista
enogastronomico Angelo Concas, presidente nazionale dell’Accademia Epulae. I temi trattati: il giovedì, le delizie del tonno rosso accostate a vini rossi sardi e non; il venerdì, la descrizione dei vari tipi di tagli del tonno, con relativi suggerimenti per la cottura e la presentazione e abbinamento con vini, il sabato la presentazione di due libri, “Alla scoperta dell’America in Sardegna” e “Donne in vigna”, con relativa degustazione di prelibatezze a base di tonno abbinate ai vini prodotti da 44 case vinicole condotte da donne.
“Tutti sanno mangiare e bere, ma soli pochi sanno cosa è il cibo”, sentenziò Confucio. Nutrirsi è un bisogno, mentre la gastronomia è un’arte che inizia quando la preparazione del cibo si trasforma in cultura di un popolo e delle sue radici storiche e sociali, e si fonde con l’espressione artistica legata al piacere del cibo.
IL GIROTONNO rappresenta il cuore solare e caloroso del Mediterraneo e delle etnie festose che si raccolgono ogni anno nel periodo del passaggio dei tonni intorno al suo ospite generoso: Carloforte e l’isola di San Pietro.

(2010-3 pag 8)

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