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Categoria: Dossier
Pubblicato Lunedì, 24 Febbraio 2014 16:20

Americani liberate l'Europa dall'€uro!

"L’euro è stata un’idea orribile, lo penso da tempo." (Amartya Sen)

Sandro D. Fossemò

Ferrara, 24 febbraio 2014.
L'America è sempre stata la nazione del liberalismo democratico basato sulla libertà di impresa, contro ogni grave manipolazione economica o integralismo religioso. Non dimentichiamo che nella vera democrazia liberale è il sistema parlamentare a garantire la maggiore autorità del potere politico, eletto dal popolo, su quello economico o militare. I poteri forti sono subordinati alla volontà popolare che si manifesta nel governo votato democraticamente. Con la moneta unica europea abbiamo avuto un netto tradimento dei principi basilari della democrazia liberale. Un imbroglio e, allo stesso tempo, un pasticcio economico quasi invisibile a causa dell'occultamento dell'informazione critica da parte dei mass media. L'Europa politica, prima dell'avvento dell'euro, doveva svilupparsi ancora molto con l'aiuto del Parlamento europeo e di conseguenza è venuta meno quella forza democratica in grado di guidare la moneta unica in una direzione condiscendente, popolare e sociale. Questa lacuna è stata colmata dall'intransigenza economica della tecnocrazia massonico-bancaria che ha aumentato il proprio potere tecnocratico con la crescente crisi economica. Il clima d'austerità ha provocato con gli anni un atteggiamento fondamentalista riguardo all'inflessibilità dei parametri della moneta unica. Il fondamentalismo monetario dell'euro, voluto principalmente dalla Germania per imporre l'egemonia tedesca in Europa, ha eliminato la sovranità degli stati fino all'instaurazione della dittatura tecnocratica dei tecnocrati di Bruxelles, della Commissione europea e della Banca Centrale Europea (BCE SpA) vale a dire, in altre parole, la Banca privata di Francoforte. Dove c'è cattiva tecnocrazia c'è solo disperazione.

I rigidi parametri dell'euro hanno portato un enorme beneficio all'economia tedesca che in questo modo ha astutamente rilanciato le proprie esportazioni e slealmente favorito le convenienti importazioni dalla Cina e non dagli stati membri dell'unione, come invece avrebbe dovuto. Un altro aspetto fastidioso consiste nel pagare i tassi d'interesse, relativo al mercato delle obbligazioni, con valori molto più alti di quelli tedeschi. Esiste anche il sospetto che la difficile riunificazione della Germania, in un'epoca di crisi e di globalizzazione iperliberista in cui l'economia cinese cresce esponenzialmente, abbia scelto la via dittatoriale dell'europeizzazione del marco tedesco onde evitare una pericolosa deriva diretta al fallimento economico della riunificazione tedesca. Sembra quasi che in Europa sia scoppiata la guerra economica del "Quarto Reich", dove non c'è più la razza padrona del Terzo ma la moneta padrona, orientata a conquistare ancora lo spazio vitale. Non dimentichiamo che per distruggere economicamente una nazione, a volte, si può fare a meno delle bombe per usare in alternativa armi invisibili e strategiche come quelle del mercato o dell'usura. Insomma, la Germania attraverso l'euro, ha voluto e avuto "la botte piena e la moglie ubriaca", come ci ricorda un vecchio proverbio popolare, ma noi sappiamo benissimo che non è possibile una cosa del genere. Siamo diventati vittima di una moneta nata dall'avidità delle banche e dalla ristrettezza mentale germanica. È il caso di aggiungere che i tedeschi sono quadrati come l'euro. Niall Ferguson immagina che, tra non molti anni, gli italiani faranno i camerieri o i giardinieri alle seconde case dei tedeschi. Molto probabilmente ha ragione perché la strada che abbiamo preso è questa nel colonialismo monetario della Germania. «Viviamo in un'Europa a dominazione germanica, qualcosa che il progetto europeo avrebbe dovuto impedire» (Nigel Farage). L'euro è sempre stata una "moneta straniera", o meglio una “moneta pericolosa”: è davvero molto triste vedere come la Grecia stia diventando un protettorato della UE. Dall'esperienza greca viene spontaneo chiedersi in che direzione viaggia l'Italia nell'impero economico dell'euro. Diventeremo forse un altro protettorato?

Il sociologo tedesco Wolfgang Streeck, erede del pensiero critico della mitica Scuola di Francoforte, ha fortemente contestato, nel suo ultimo libro intitolato "Tempo guadagnato"(Feltrinelli), l'integrazione economica europea dove il capitalismo sta letteralmente soffocando la democrazia. Streeck considera la moneta unica un autentico fiasco e propone il ritorno alle monete nazionali alla luce, ovviamente, di un'elastica organizzazione monetaria adatta all'economia moderna. Dalle analisi del “francofortese” si riesce a intuire che gli euro-fiduciosi di sinistra sono stati vittima di un miraggio monetario dove non si sono resi conto della pericolosa macchinazione bancaria che c'é dietro l'euro: la piena realizzazione dei poteri forti. Marcuse, tra i massimi esponenti della "teoria critica" degli Anni '60 e '70, avrebbe molto probabilmente definito la moneta unica come una moneta monodimensionale, ingannevole e totalitaria destinata al "gran rifiuto" per mettere fine alla "servitù volontaria" del popolo europeo. Se, d'altra parte, Marcuse ha definito il nazismo una tecnocrazia allora siamo portati a credere che la tecnocrazia dell'euro abbia qualche affinità con il nazismo?

In questo pessimo clima economico, in cui la società vive drammaticamente l'implosione monetaria, suona fatale l'avvertimento di Thomas Mann che voleva evitare l'incubo di un'Europa tedesca a favore di una Germania europea. A pensarci bene, in un certo senso, è sbagliato credere che l'euro sia fallito perché l'euro in realtà non è assolutamente andato in fallimento, ma ha raggiunto in pieno il proprio obiettivo monetarista per cui è stato programmato da quel piccolo gruppo di miserabili tecnocrati massoni al servizio del potere finanziario. I tecnocrati dell'unione monetaria meritano di essere denunciati per crimini contro l'umanità! Se l'Italia, invece di entrare nell'eurozona, avesse rifatto la Lira forte adesso staremmo molto meglio, soprattutto con l'esportazione e l'occupazione. Ma il potere delle banche ha voluto usare l'Italia per favorire l'asse franco-tedesco: «Un’Italia fuori dall’Euro, visto il nostro apparato industriale, poteva fare paura a molti, incluse Francia e Germania che temevano le nostre esportazioni prezzate in lire.» (Vincenzo Visco). Il fatto grave è che molta gente non vuol capire che è impossibile uscire dalla crisi con la pressione fiscale e l'austerità dell'euro perché non possiamo abilitare quelle politiche economiche e sociali per favorire l'impresa e redistribuire equamente la ricchezza. «Introdurre una maggiore austerità non farà che esacerbare la crisi. Ma i leader europei non lo capiscono.» (Joseph Stiglitz)

Per fondamentalismo monetario intendo, per esempio, queste prese di posizione radicali da parte dell'unione monetaria:

a) L'obbligatorietà legata ai parametri dell'euro che rimangono inflessibili nel tempo, senza tenere conto degli evidenti svantaggi economici che ci sono per i Paesi del sud Europa. Prodi, nonostante sia stato uno tra i più favorevoli all'ingresso dell'unione monetaria, ha dichiarato che «non è stupido che ci siano i parametri come punto di riferimento. È stupido che si lascino immutati venti anni.» L'euro è un autentico simbolo del pensiero unico monetario.

b) Il problema dell'indebitamento di alcuni Stati non viene visto come una carenza da risolvere in comune con forti interventi strutturali di sostegno tra gli stati membri, ma come una grana di alcune nazioni non competitive. Habermas, in merito alla questione dell'indebitamento, ha valorizzato la solidarietà per i paesi più poveri: «La concessione di crediti a più indebitati stati non è sufficiente. Ciò che serve è uno sforzo di cooperazione da una prospettiva politica condivisa per promuovere la crescita e la competitività nella zona euro nel suo insieme.»

c) Il parlamento europeo non è in grado di sostenere o di promuovere vere alternative politiche comunitarie in senso sociale e democratico per difendere l'esigenza economica dei singoli stati contro lo strapotere finanziario della Banca Centrale Europea e della Troika (Commissione Europea). In particolar modo la "Troika", il cui nome e il comportamento repressivo richiama in mente una burocratica autorità sovietica, è diventata un incubo per i Paesi poveri dell'eurozona. Una dimostrazione della fragile democrazia europarlamentare è data dalla discutibile elezione di Herman Achille Van Rompuy, presidente del consiglio europeo che, guarda caso, è anche il presidente del vertice euro (“Mr. Euro“). Nigel Farage, leader conservatore britannico dell'Ukip (United Kingdom Independence Party, ndr), ha energicamente manifestato nel Parlamento europeo il suo dissenso nei confronti dell'oppressione tecnocratica provocata dalla moneta unica.

Il cieco fondamentalismo monetario della Ue ci porta a riflettere sulla critica contro il determinismo economico di Karl Popper in cui è possibile intuire e anticipare l'inevitabile disastro e tracollo dell'euro durante i prossimi anni. Adesso che mezza Europa è distrutta e viaggia verso la deriva terzomondista abbiamo di nuovo un forte bisogno dell'America così come l'abbiamo avuto nel dopoguerra. In poche parole, l'America liberale deve liberare, magari con l'aiuto diplomatico della Gran Bretagna, l'Europa dalla dittatura tecnocratica e dall'ottusità monetarista per avviare finalmente un nuovo piano Marshall, con lo scopo di rilanciare la nuova lira per favorire le esportazioni, la produttività, l'industrializzazione e l'occupazione in modo tale da ripartire alla grande, insieme all'energica democrazia americana. Solo con una l'aiuto di una super potenza possiamo uscire in maniera pilotata, prima che sia troppo tardi, dal vicolo cieco dell'euro, cooperando, per quanto possibile, con gli altri Paesi del sud-Europa e con l'Irlanda. Provate solo a immaginare lo scenario che rischia di aprirsi in Italia di fronte alla catastrofe economica provocata dal fallimento della Banca Centrale Europea! D'altronde, il mondo liberale americano e britannico hanno svincolato sempre l'Europa dalla dittatura e dai totalitarismi. Non a caso, i repubblicani d'oltreoceano e i politici del Regno Unito non sembrano nutrire molte simpatie per l'euro. È grazie soprattutto agli americani e agli inglesi che è finito l'orrore del nazismo e del sovietismo staliniano. L'Europa deve crescere insieme all'America e non essere schiava dei tecnocrati.

Certamente, l'americanismo ha i suoi pregi e i suoi difetti e l'America, come molti sanno, non è assolutamente immune al potere delle Banche, alla globalizzazione, alla tecnocrazia, alla finanza o all'influenza dei poteri forti. Di conseguenza, è logico pensare che le banche centrali del mondo in realtà non hanno bandiere o colori politici e che quindi mangiano tutte nello stesso piatto, come si suol dire. Come può, vi chiedete, il dollaro contrastare l'euro se entrambi hanno la stessa infezione mercantile o meglio hanno lo stesso padrone? Vale a dire che sono in verità due facce della stessa medaglia. Basta pensare al nefasto e occulto "Gruppo Bilderberg", la cui manipolazione opera misteriosamente a livello mondiale. In un tale contesto di potere e corruzione, non possiamo neanche fare a meno di ricordare un proverbio latino: «pecunia non olet», ossia che "il denaro non puzza" e quindi i soldi fanno comodo a tanti, anche se hanno una causa infame e uno scopo abietto. Ma non dimentichiamo che dopotutto lo spirito liberale angloamericano, con tutte le proprie debolezze, è sempre meglio del fondamentalismo monetario europeo filotedesco che ha letteralmente distrutto l'Europa, sia dal punto di vista democratico e sia dal punto di vista economico. Dopo la sciagura dell'unione monetaria, concludo con la speranza di poter leggere in un giornale, in un futuro non troppo lontano, questa frase: «Gli Americani liberano l'Europa dalla dittatura dell'Euro!»

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