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Categoria: Dall'Italia
Pubblicato Martedì, 10 Gennaio 2012 19:43

Gli anni folli

Grande interesse per la mostra ferrarese "Gli anni folli. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalì. 1918 – 1933"

Zwischen 1918 und 1933 war Paris magischer Anziehuhungspunkt für Künstler aus Europa und Amerika. Eine Ausstellung in Ferrara ruft diese "Golden Twenties" in Paris mit Bildern von Modigliani, Dalì und Picasso wieder wach.

Sasha Deiana

Ferrara, 13 gennaio 2012.
L’otto gennaio si è conclusa la mostra “Gli anni folli. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalì. 1918 – 1933” che ha avuto luogo nello splendido Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Lo stabile in cui è stata allestita la mostra rappresenta di per sé un’opera d’arte rinascimentale esemplare: caratterizzato da una lavorazione muraria della facciata a punta di diamante, l’edificio venne costruito tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500 con lo scopo di ospitare la famiglia ferrarese degli Este, prima, e dei marchesi Villa, poi.
Tema centrale della mostra era la città di Parigi durante il quindicennio 1918-1933, e il fermento che allora la caratterizzava.

Furono quelli, infatti, gli anni in cui la capitale francese attraeva artisti, uomini di cultura e musicisti da ogni angolo d’Europa e d’Oltreoceano, incuriositi dallo scenario effervescente e cosmopolita che la città stava offrendo. Erano gli anni del jazz, dei caffè affollati, dei teatri e delle gremite gallerie d’arte d’avanguardia: “come Atene ai tempi di Pericle, oggi Parigi è la città dell’arte e dell’intelletto per eccellenza” diceva De Chirico nel 1925 o “il posto in cui bisognava essere” secondo la scrittrice e collezionista Gertrude Stein. Il trauma della Grande Guerra aveva indotto più di qualcuno a riformulare nuove idee e teorie: lo stato di tensione post-bellico che si venne a creare portò ad un forte desiderio di scambio comunicativo e stimolo creativo. E proprio questo stimolo e tale intrecciarsi di idee volevano essere il risultato del progetto realizzato da "Ferrara Arte" in occasione della mostra. Lo scopo era quello di illustrare le innovazioni artistiche venutesi a creare in un momento storico e artistico elettrizzante e carico di creatività.
Protagonisti dell’esposizione non sono stati solo quadri, ma anche stampe, sculture, disegni e costumi teatrali: tra i nomi più conosciuti Monet, Matisse, Picasso, Braque, Modigliani e Chagall, senza dimenticare i dadaisti come Duchamp o i metafisici e surrealisti come De Chirico, Mirò, Magritte e Dalì.
Le opere esposte non erano le più note, ma forse le più significative per rappresentare al meglio l’estroso periodo parigino: provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, sono state raccolte per la prima volta in Italia.
La mostra si apriva con Monet e Renoir che nel primo dopoguerra erano ancora incredibilmente attivi: le tele esposte dei due maestri dell’impressionismo erano rispettivamente il Ponte giapponese e la Fonte.
I luoghi allegorici della “festa mobile” di Hemingway ispirarono più di qualche giovane artista, tra cui Foujita con Nudo disteso, Il gallo di Chagall e Il chierichetto di Soutine ma, soprattutto, il tanto atteso Nudo di Modigliani - emblema della generazione bohemien del primo Novecento.
La mostra proseguiva con le opere di Matisse e Bonnard sino ad arrivare alla sala dedicata all’evoluzione del cubismo di Braque e Picasso. Per l’occasione sono state esposte alcune delle opere più celebri dell’ultima stagione di questo movimento tra cui Chitarra, bicchiere e fruttiera di Picasso e i celebri Guéridon di Braque.
Impossibile non soffermarsi sulle opere di Mondrian e Calder. Il primo in Composizione con giallo, nero, blu, rosso e grigio che attraverso linee rette e partiture geometriche esprime un ideale di bellezza e di ordine universale, il secondo con un’opera senza titolo e il bizzarro Due sfere dentro una sfera datato 1931.
Non meno affascinanti i lavori del metafisico De Chirico che è stato rappresentato dal capolavoro Due figure mitologiche del 1927 dove giganteggiano, in uno spazio assai contenuto, due figure a tratti fluorescenti in un tipico sfondo metafisico.
Una piccola esposizione fotografica raffigurante una Parigi “stravagante”, adombrata dalla maestosità della Torre Eiffel chiudeva la prima parte della visita al Castello dei Diamanti.
La mostra si concludeva con le ultime due sale dedicate ai dadaisti tra cui Duchamp con il suo Air de Paris e Picabia con L’Œil-caméra, e ai surrealisti Magritte con le Sense propre IV e Dalì con la raffigurazione di L’Eco del vuoto del 1935.
“Gli anni folli. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalì. 1918 – 1933” ha riscosso un grande successo anche grazie all’associazione venutasi a creare con la recente uscita cinematografica Midnight in Paris di Woody Allen che narra la storia di uno sceneggiatore di successo hollywoodiano senza più ispirazione né ambizioni, proiettato in una Parigi degli anni ’20 la quale sarà in grado di restituirgli gli stimoli necessari per risolvere il blocco creativo vissuto in quel momento. Il film è stato interpretato come un omaggio del regista newyorkese alla Ville lumière, egli stesso ha affermato: “Il mio desiderio era mostrarvi la mia Parigi e i sentimenti che provo per questa”.

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