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L’italianità smarrita

L’italiano medio ha perso la sua simpatia e cordialità, trasformandosi in un tipo chiuso e con la paura verso il prossimo. Fortunatamente ci sono ancora molti italiani che giorno per giorno lavorano per ridare lustro all’italianità

Der Klischee-Italiener scheint seinen guten Ruf verloren zu haben. Galt er in der Vergangenheit als stets sympathisch, ehrlich und gastfreundlich wird ihm heute gerne nachgesagt, er meide und fürchte die Fremden. Glücklicherweise gibt es noch Italiener, die bemüht sind das gute Image wiederherzustellen.

Gianfranco Caccamo

Un tempo in tutto il mondo dire italiano era sinonimo di simpatia, romanticismo, cordialità, onestà e ospitalità. L’italiano in ogni angolo del pianeta era ben visto e considerato l’amico di tutti, colui che aiutava il prossimo senza riserbo. Poco importava se nei suoi modi era eccessivamente esuberante, era comunque una brava persona, qualcuno di cui fidarsi e da prendere come riferimento.

Probabilmente gli veniva perdonata questa sua anima “caciarona”. I suoi modi di fare facevano sorridere ed erano oggetto di umorismo, come nel cartoon del fumettista Bruno Bozzetto intitolato “Europa and Italy”, molto diffuso dai naviganti del web. In questo cortometraggio l’italiano viene confrontato con gli europei in situazioni comuni: in fila, in auto, al telefono, ecc. Momenti nei quali i luoghi comuni vogliono che tutti gli europei si comportano come si deve: fanno la fila ordinatamente, guidano e parcheggiano rispettando il codice e il prossimo e fanno un uso limitato e rispettoso del cellulare. Gli italiani, diciamo così, hanno una visione più creativa delle file, della strada e non riescono a limitare la loro grande esuberanza nelle conversazioni telefoniche.
Per gli stranieri l’italiano era fatto così e in fin dei conti andava bene così, anche perché si faceva perdonare con la sua aria simpatica, con la sua buona cucina, per la sua grande e millenaria cultura e perché viveva in un vero paradiso terrestre. Ma da qualche tempo sembra che la creatività nel vivere dell’italiano medio, quello dei luoghi comuni, abbia avuto una metamorfosi.

L’italiano medio da “caciarone” si è trasformato in volgare, i suoi modi bizzarri sono diventati arroganza, strafottenza e opportunismo. Il suo senso civico si ferma sulla soglia di casa, il suolo pubblico non gli appartiene, allora capita tra le mille devastazioni delle coste e dei paesaggi di vedere rifiuti ingombranti abbandonati, per non parlare delle montagne di immondizia che gira e rigira affliggono città come Napoli e Palermo, causate non solo dalla cattiva gestione dei servizi pubblici, ma anche dall’incuria dei cittadini; non è raro infatti trovare tra le montagne di rifiuti nelle strade cittadine elettrodomestici, mobili e quant’altro. Sembra che all’italiano dei nuovi luoghi comuni non importi che il suo agire aggravi situazioni già di per sé difficili, per lui l’importante è che il suo piccolo regno casalingo sia perfetto, se poi attorno vige il caos non è affare suo. Se ciò non bastasse, la tanto apprezzata ospitalità è regredita in chiusura, paura del prossimo, soprattutto se straniero e peggio ancora se ha un colore della pelle diverso. Dimenticando tra l’altro che anche quello degli Italiani è stato per tanto tempo un popolo emigrante. E poco importa che mentre il piccolo borghese italiano è omertoso e non vede, non sente e non parla, lo straniero invece denunci i malfattori, com’è accaduto in vari casi.

Di contro l’italiano dei luoghi comuni ha mandato definitivamente in pensione quel che gli restava della critica civica verso chi lo governa, come dire tolleranza zero verso lo straniero (anche se brava persona e lavoratrice) e tolleranza totale verso quegli italiani, magari con cariche di rilievo, che hanno una visone della vita spregiudicata. L’Italia sembra essersi definitivamente trasformata come la ritrae Franco Battiato in una sua vecchia canzone, ovvero in una “Povera Patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos’è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene”. Allora ecco che le cronache parlano del ritorno delle camicie nere, sottoforma di ronde, e di saluti romani, e ancora peggio mostrano la morte in “diretta” di un povero ragazzo, che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato in mezzo ad un agguato di Camorra, lasciato morire in una fermata della metropolitana di Napoli tra le urla della giovane moglie e la totale indifferenza della gente solo perché straniero. Le immagini delle telecamere a circuito chiuso sono inequivocabili e mostrano una situazione a dir poco disgustosa; lui accasciato a terra, la giovane moglie disperata che chiede aiuto e decine di donne, anziani, giovani, di ogni strato sociale che passano sopra di lui senza curarsi di lui. Una scena che mi farebbe dire non sono orgoglioso di essere italiano, se per italiano si intende quello dei nuovi luoghi comuni: il piccolo borghese che pensa a se stesso, che “venera” chi si attornia di ragazzette, le quali aspirano a fare la velina o in alternativa fare politica (come se le due cose fossero equivalenti).

Ma per fortuna c’è anche un’altra Italia, che pur continuando ad essere “caciarona” al telefono, ad avere una visione particolare delle file e una guida bizzarra, continua anche a porgere la mano allo straniero e lotta nel suo piccolo per far tornare l’Italia un paese migliore. Ed ecco allora che i più importanti cantanti italiani si sono riuniti prima per una canzone, poi per due concerti per raccogliere fondi e aiutare con progetti concreti l’Abruzzo martoriato dal terremoto, perché in fondo gli Italiani rimangono generosi e altruisti. Un popolo che quando vuole riesce a progredire e mutare le sue convinzioni, come chi per anni si è portato dietro una pesante eredità e oggi da presidente della Camera dei Deputati, leader di destra, sembra aver avuto l’illuminazione e da mesi ogni giorno esprime parole di tolleranza verso il prossimo, non importa la razza, la religione e le preferenze sessuali. Allo stesso tempo a sinistra una “giovane” ragazza si è trovata nel posto giusto al momento giusto e in pochi mesi, grazie alla Rete, a Youtube e Facebook, ha raccolto attorno a sé migliaia di simpatizzanti, tanto che all’ elezioni europee nella sua provincia (Udine) ha addirittura ottenuto più voti del “Papì”.

La Obamina made in Italy, come è stata chiamata dalla stampa e dai suoi sostenitori, per la cronaca si chiama Debora Serrachiani, non è proprio una giovanetta, come molti avversari l’hanno appellata, ma è un avvocato di 38 anni. La sua forza è di avere espresso la sua opinione e di avere il coraggio di dare voce alle idee di molta gente come lei, cercando così di dare uno scossone alla vecchia politica. Come lei di ragazzi, ragazze, donne, uomini, nonne e nonni è piena l’Italia. Un’Italia nella quale Vincenzo Conticello, uno dei proprietari dell’Antica Focacceria San Francesco (al quale è stato dedicato nel numero di primavera di INTERVenti l’articolo “Orgoglio Palermitano”), vuole continuare a vivere nonostante abbia ricevuto nuove minacce di morte dalla mafia. Un’Italia che, nonostante ci sia gente con poca memoria storica, rimane un paese multietnico per storia, geografia, cultura e costituzione. Se non fosse stato così il patrimonio artistico e culturale che rende orgogliosi tutti gli italiani, anche i piccoli borghesi, non esisterebbe. Un’Italia nella quale ci sono tanti Fini, Serrachiani e Conticello, di ogni strato sociale, culturale e politico, con una memoria lunga e che giorno per giorno lavorano per far tornare l’Italiano sinonimo di simpatia, romanticismo, cordialità, onestà e ospitalità.

 

(2009- 3 pg 18)

 


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