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Categoria: Cultura
Pubblicato Mercoledì, 24 Novembre 2010 17:57

Niccolò da Conti

Il mercante veneziano Niccolò da Conti accompagnò nei suoi viaggi l’ammiraglio Zheng He, il Cristoforo Colombo, d’Oriente che nel 1405 esplorò il continente africano ed asiatico per conto dell’imperatore cinese

Leonardo Chen

Per questo numero abbiamo scelto una storia vera che sembra essere uscita dalle Mille e una notte. Si tratta di cinque personaggi medievali, due veneziani, un fiorentino e due cinesi, vissuti tra la fine del 1300 e la prima metà del 1400, che incontrandosi cambiarono il corso della storia. I personaggi erano i veneziani Niccolò da Conti e Gabriele Condulmer, che diventò Papa il 3 Marzo 1431 con il nome di Eugenio IV, Gian Francesco Poggio Bracciolini, nato nel 1380 in provincia di Arezzo, Zheng He, ammiraglio della flotta militare cinese e Ma Huan, scrittore, geografo, storico ed interprete di arabo e persiano. Niccolò da Conti apparteneva ad una nobile famiglia veneziana. Sappiamo poco della sua infanzia e della sua adolescenza: nel 1419 lasciò Venezia e si stabilì a Damasco, dove imparò l’arabo e diventò musulmano.

Nei panni di un mercante attraversò per la prima volta il deserto per raggiungere Baghdad. Da qui discese il fiume Tigri fino a Bassora, attraversò il Golfo Persico e si recò in Iran, dove rimase circa un anno e imparò il persiano. In seguito attraversò il mar d’Arabia fino a giungere Cambay, nel Gujarat (India) dove s’imbarcò con la spedizione cinese di Zheng He. Zheng He era nato nel 1371 nel sud della Cina da una famiglia musulmana originaria di Bukhara (nell’odierno Uzbekistan). Suo padre, governatore della provincia di Yunnan sotto la dinastia Yuan dei Mongoli fu ucciso dall’esercito Ming e Zheng He fu catturato e castrato per servire il nuovo imperatore, che lo fece studiare al collegio imperiale di Nanchino.

Nel 1402, diventato ammiraglio, gli fu dato l’incarico di organizzare una spedizione nei mari del Sud con lo scopo di dimostrare la potenza dei nuovi regnanti, per stabilire relazioni commerciali e per intimidire i paesi ancora fedeli alla dinastia Yuan. Nel 1405 lasciò la Cina con 317 navi e 27000 uomini. Dopo circa 10 viaggi dalla Cina verso diversi Paesi dell’Asia, dell’Africa e del Medio Oriente, morì nel 1435 in viaggio, a causa di una malattia infettiva. Al seguito di Zheng He, Niccolò e la moglie poterono visitare l’India: a Maliapur, sulla costa orientale, visitarono la tomba di san Tommaso.


Verso il 1421 da Conti si stabilì per un anno a Pedir, nella parte settentrionale di Sumatra. Da qui continuò il viaggio e dopo 16 giorni di navigazione giunse nella città malese di Tenasserim. Nel 1413 diventò interprete di bordo dell’ammiraglio Zheng He per la quarta spedizione verso ovest che giunse fino a La Mecca. Durante il viaggio del 1421-23, la sua nave accolse Niccolò e la sua famiglia come passeggeri ospiti. Lasciata Tenasserim, Niccolò salpò verso la foce del Gange, visitando Bangladesh, Birmania e Giava, dove passò nove mesi, prima di recarsi a Champa (Vietnam), e da qui, seguendo la spedizione cinese, partì per la Cina dove visitò Nanchino, Cambalac (Pechino) e la Grande Muraglia. Da Conti descrisse il Sudest asiatico come superiore a tutte le altre regioni per ricchezza, cultura e magnificenza, paragonandolo all’Italia. Attorno al 1440 Niccolò fece ritorno via mare in Egitto e lasciò per sempre la spedizione cinese, proseguendo per il Cairo con la sua famiglia.

Quando sua moglie e due dei suoi quattro figli morirono a causa di un’epidemia, proseguì per l’Italia assieme ai due figli sopravvissuti. Qui dovette chiedere l’assoluzione del Papa per riconvertirsi al Cristianesimo. Il pontefice Eugenio IV, veneziano, fu molto indulgente con Niccolò, a cui venne richiesto, come penitenza, di raccontare i suoi viaggi al segretario papale Gian Francesco Poggio Bracciolini. Nel 1441, Poggio Bracciolini completò, in latino, i resoconti di Niccolò che vennero inclusi nel libro IV del suo “De Varietate Fortunae”. Da Conti influenzò anche la cartografia del XV secolo, le sue conoscenze vennero usate da diversi esploratori e viaggiatori, come Ludovico di Varthema e Antonio Pigafetta, che navigarono attorno al mondo con la spedizione di Ferdinando Magellano.

(2006-2 pag 26)

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