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Canaletto e gli splendori di Venezia

Le straordinarie vedute di Giovanni Antonio Canal, in arte Canaletto (1697-1768), esposte alla Casa dei Carraresi di Treviso

Um einen der größten Vedutenmaler des achtzehnten Jahrhunderts zu feiern, wurde in Treviso im vergangenen Oktober die Ausstellung „Canaletto. Venezia e i suoi splendori“ eröffnet. Die „Fondazione Cassamarca“ und die „Società Artematica“ haben keine Kosten und Mühen gescheut, um dieses Event professionell vorzubereiten. Unter den ausleihenden Museen findet sich auch die Alte Pinakothek München mit zwei Werken von Michele Marieschi, „Il Canal Grande a Ca’ Pesaro und La Piazzetta di San Basso“.

Giuseppe Muscardini

Che la mostra di Treviso fosse attesa, lo dimostrano le cifre. Nel primo kursiv week-end dopo l’apertura tremila visitatori si sono accalcati nelle sale espositive della Casa dei Carraresi per un evento annunciato da tempo. kursiv Canaletto. Venezia e i suoi splendori è il titolo assegnato dal Comitato scientifico alla mostra inaugurata giovedì 23 ottobre nella città veneta, dove sono confluite per l’occasione opere d’arte provenienti dai più prestigiosi musei del mondo. Il vedutismo di Canaletto, gli scorci su una Venezia ritratta con efficace lirismo, dagli slarghi sul Canal Grande ai minuti recessi di un kursiv sotoportego, conquistano da sempre chi alla città lagunare riconosce magia e raffinatezza d’ambiente.

 

Ben supportano la proverbiale fascinazione le inquadrature di Canaletto, poiché forniscono con puntualità la misura della magnificenza veneziana, nella felice resa pittorica di palazzi, case, gondole calate con naturalezza nella vastità acquea. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e il visitatore percepisce esattamente ciò che Giovanni Antonio Canal, meglio noto come Canaletto, aveva in animo quando si disponeva a ritrarre piazze, campi e campielli: eternare la dimensione spaziale di Venezia per renderne riconoscibile nei secoli a venire il paesaggio urbano, possibilmente immutato. C’è una definizione “da manuale” a cui dovrebbe ispirarsi chiunque decida di posizionarsi davanti alle tele ospitate nella Casa dei Carraresi per coglierne le intenzioni espressive. Quarant’anni fa, nella prefazione a kursiv L’opera completa del Canaletto della “gloriosa” collana dei kursiv Classici dell’arte di Rizzoli, Giuseppe Berto sentenziava: kursiv Nelle sue vedute e nelle sue scene egli cristallizza Venezia e i veneziani in una verità ferma, immune da decadenza o disfacimento, destinata a durare per sempre. Attendendoci a un’espressione in uso nel Settecento, questa era la tipica professionalità del “pittor da vedute”, oggi certamente riduttiva perché corrispondeva più o meno a quella esercitata da uno scenografo. Ma redditizia, ed è risaputo che Giovanni Antonio Canal aveva fama di essere molto interessato al denaro, oltre che scontroso e intrattabile. Veritieri o leggendari che siano, i giudizi dei suoi contemporanei rendono parziale giustizia ad un artista la cui fama varcò presto i vapori nebbiosi della laguna per perforare la coltre, pur fitta, delle brume d’Inghilterra, dove poté vantare un gran numero di acquirenti e di facoltosi committenti.

La National Gallery di Londra, prestatrice insieme ad altri 34 musei delle opere esposte, ha concesso due ulteriori capolavori di Canaletto e una tela di Francesco Guardi. kursiv Le Procuratie Nuove al Caffè Florian trova posto nei locali allestiti a Casa dei Carraresi e impreziosisce la mostra per la particolare angolazione da cui il pittore veneziano lancia lo sguardo per ritrarre una situazione ordinaria, propria della quotidianità veneziana. Una giornata di sole, la Basilica di San Marco sullo sfondo, il portico del kursiv Caffè Florian che si chiude in un piccolo ritaglio luminoso. In primo piano, addossati ad una colonna, due uomini impegnati in una conversazione pacata. Sulla destra, in rispettoso silenzio, un terzo uomo avvolto nel suo elegante mantello regge una tazza da caffè, nell’attesa di gustarne il contenuto. È la raffigurazione di abitudini radicate, di gesti rituali, di vaporosità e disimpegno consumati in luoghi propizi, a contatto con gli spazi più autentici e rappresentativi della mondanità veneziana, così come Carlo Goldoni volle sapientemente tradurla sui palcoscenici del suo tempo. Nella seconda inquadratura, pur non discostandoci di molto rispetto al punto in cui ancora si trova il celebre kursiv Caffè Florian, il senso dell’amenità e della leggerezza del vivere è meno avvertito. Ne kursiv La Piazza di San Marco dal Portico dell’Ascensione l’effetto luministico è orientato verso il punto centrale della scena, rischiarando il fondale dove è campita la Basilica di San Marco. In primo piano figure poco affaccendate e vagamente in ombra vestono abiti gentilizi e ricercati, non disdegnando di mescolarsi con il popolo. Le “scenografie” di Canaletto risultano tanto più convincenti quanto più si snodano all’interno di un percorso di mostra studiato per omaggiare l’arte veneta del Settecento. Con gli opportuni inserimenti, che fanno di Michele Marieschi, Francesco Guardi e Bernardo Bellotto l’eccellenza del vedutismo veneziano, la mostra di Treviso si configura come evento culturale straordinario. La scelta dell’ente promotore di estenderne il per l'apertura dal 23 ottobre 2008 al 5 aprile 2009, già da sola sembrerebbe comprovarlo.

(2009-1 pg 12)

 


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