Dettagli

L’integrazione scolastica dei dislessici compie trent'anni

Intervista al Prof. Giacomo Stella, presidente dell’Associazione Italiana Dislessia (AID)

In Deutschland sind weder die Grundschulen noch die Oberschulen darauf eingestellt, Menschen mit Legasthenie aufzunehmen. Ganz anders ist es in Ländern, wie den USA, England oder den Niederlanden, wo es möglich ist, Akademiker mit Legasthenie zu treffen, die keine ständigen Misserfolge auf ihrem Bildungsweg erleiden mussten. Was verbirgt sich also hinter soviel Schweigen und kollektiver Gleichgültigkeit? Oder sollten wir vielleicht lieber von einem diskriminierenden Etikett sprechen? Es sollte die Aufgabe des Staates und der Lehrer sein, dieses Problem zu lösen.

M. Cristina Picciolini

Lo scorso novembre, al Convegno internazionale di Rimini promosso dal Centro Studi Erickson di Trento *) le 3.500 persone presenti hanno ricordato i primi 30 anni della legge 517 del 1977, i primi 30 anni dell’integrazione scolastica degli alunni disabili in Italia.

La ricorrenza, dal titolo “La qualità dell’integrazione scolastica”, ha visto alternarsi sul palcoscenico di Rimini docenti universitari e ricercatori di Pedagogia Speciale dell’Università di Bolzano, Padova e Bologna. Sono intervenuti inoltre ospiti di fama internazionale, provenienti dalle neuroscienze, dalla letteratura sensibile a questo tema come Niccolò Ammaniti, esperti che lavorano all’inclusione, al dialogo e alla mediazione tra culture e popoli diversi come Denis Poizat e al pensiero come Edward De Bono.

L’integrazione è stata presentata come sinonimo di “diritto” dei disabili alla scolarizzazione, per allontanare ancora più decisamente il rischio di cadere nel mondo opposto, quello della dispersione del disabile, e di conseguenza in processi di rifiuto da parte degli altri.

Le diversità ora non dovrebbero essere più bersaglio di pregiudizi, di discriminazioni, di stereotipi, di paure e quindi di ostacolo, ma al contrario si dovrebbe tendere ad attuare una apertura verso l’altro: un’apertura che dovrebbe partire dall’educazione alle emozioni e contribuire ad elevare la coscienza dell’essere umano.

Trent’anni di lavoro per l’integrazione scolastica: un patrimonio non indifferente da cui ripartire per cercare delle soluzioni adeguate insieme alla scuola e alle famiglie che coraggiosamente si sono rimboccate fino ad oggi le maniche.

Da una parte lo stile di vita, le abitudini, l’istruzione e l’educazione, che sono stati i fattori principali a determinare la partecipazione del disabile alla vita sociale, dall’altra ancora la fragilità, la debolezza e le attese dell’impegno culturale, etico e politico che il nostro paese, ancora tra profonde incertezze, presenta.

Allo stesso tempo le disabilità differenziate, come l’autismo, la dislessia, i disturbi emozionali e comportamentali, le differenze culturali, le malattie fisiche, ecc.. hanno bisogno di enormi attenzioni ed interventi “speciali”.

Per approfondire una di queste problematiche e per festeggiare il decimo compleanno dell’Associazione Italiana Dislessia siamo andati ad intervistare il Prof. Giacomo Stella, presidente dell’Associazione e direttore dell’Istituto di ricerca sulla dislessia evolutiva.

Cristina Picciolini (C.P.): Professor Stella, ci vuole raccontare brevemente la storia della vostra associazione?

Prof. Giacomo Stella (Prof. G.S.): L’AID (Associazione Italiana Dislessia) è nata a Bologna nel 1997 e comprende genitori di ragazzi dislessici, dislessici adulti, insegnanti e operatori sanitari (medici, psicologi, logopedisti, ecc.). L’AID, nata anche sotto l’impulso della British Dyslexia Association, ha oggi più di 4.000 iscritti ed ha lo scopo di promuovere iniziative d’informazione sulla dislessia e di formazione organizzando convegni scientifici. L’obiettivo principale è quello di assicurare ai ragazzi pari oppurtunità di apprendimento. La dislessia colpisce in Italia il 4-5% della popolazione.

A livello sanitario abbiamo fatto un lavoro grandissimo riunendo tutti i rappresentanti delle discipline scientifiche interessate, dallo psichiatra, al pediatra, all’oculista e al logopedista e ci siamo accordati sulle linee di guida.

In questi dieci anni siamo riusciti a fondare 90 sedi provinciali e, considerando che le province in Italia sono 100, questo significa aver raggiunto quasi una sezione per provincia.

(C.P.): Partiamo da questa frase, “pari opportunità di apprendimento e diritto allo studio”.

(Prof. G.S.): Sì, non dobbiamo dimenticare che la riuscita scolastica di ogni alunno sul piano della formazione della personalità e delle sue potenzialità è compito fondamentale di una società democratica.

Per cui lo Stato dovrebbe garantire ad ognuno il pieno diritto all’educazione e alla riuscita scolastica, strutturando l’insegnamento in modo tale che tutti possano raggiungere risultati validi, non abbassando il livello di difficoltà ma cercando di concentrare il lavoro sull’essenziale.

Fondamentale è assicurare una formazione adeguata sviluppando le potenzialità degli alunni, adottare forme di verifica e di valutazione adeguate alle loro necessità, sensibilizzare e preparare gli insegnanti nei confronti di questa problematica e garantire di conseguenza pari opportunità nella vita lavorativa e sociale.

(C.P.): Qual è stata in questi anni l’attenzione da parte del Ministero italiano dell’Istruzione?

(Prof. G.S.): Beh, con mille conflitti siamo riusciti a guadagnarci una buona “audience” da parte del Ministero, il quale nel 2004, insieme all’Università e agli istituti di ricerca scientifica, ha emanato una circolare indirizzata a tutte le scuole primarie e secondarie, dove i docenti venivano invitati ad utilizzare quegli strumenti compensativi e quelle misure dispensative che possono consentire ai soggetti dislessici un migliore successo scolastico. Inoltre ci è stato affidato un progetto di formazione per insegnanti in tutta Italia con un referente per ogni scuola, a cui possono riferirsi gli insegnanti.

(C.P.): Strumenti compensativi e dispensativi? Di cosa si tratta?

(Prof. G.S.):

Per comprendere come i dislessici possono imparare a rafforzare i loro punti di forza e a ridurre i momenti di debolezza, bisogna fornire loro strumenti adeguati compensativi, e dispensativi. Cosa voglio dire? Un bambino dislessico che presenta difficoltà nella scrittura, dovrebbe avere diritto in classe a più verifiche orali in sostituzione delle verifiche scritte, sia per l’italiano, che per l’inglese e la matematica. Nel caso in cui l’insegnante pretendesse la verifica scritta e si dovesse opporre a tale diritto, è obbligato a concedergli il doppio del tempo.

Anche se non c’è ancora una vera e propria legge, il regolamento scolastico elaborato dal Ministero è comunque vincolante per gli insegnanti: quei genitori che riscontrano la mancata applicazione di tale regolamento possono fare ricorso al tribunale. Fino ad oggi in Italia tutte le cause sono state vinte. Per cui, davanti ad un insegnante che afferma che non si può fare l’uso di ausili come la calcolatrice, la tavola pitagorica, le varie tabelle di misura e delle formule, il registratore e le cartine geografiche e storiche, si può invocare l’errore nell’approccio didattico.

(C.P.): Allora c’è un progetto di legge?

(Prof. G.S.): Certo. Sappiamo che i regolamenti non bastano e quindi c’è un progetto di legge che riconosce la caratteristica dei dislessici come studenti che hanno delle necessità educative particolari. Tale legge è stata approvata dal primo ramo del Parlamento e speriamo che per i primi del 2008 passi anche al Senato.

(C.P.): Cosa viene fatto sul piano della formazione?

(Prof. G.S.): Stiamo lavorando da anni con i rappresentanti dell’AID che risiedono in ogni regione per permettere loro un’adeguata formazione, ma naturalmente la lotta è dura. In Italia ci sono migliaia d’insegnanti e raggiungerli tutti e far cambiare loro metodo o mentalità non è facile. Non è quindi una battaglia che si vince solo per legge, ma è anche una battaglia culturale.

(C.P.): Riguardo alle terapie, quanto devono essere frequenti per essere veramente utili?

(Prof. G.S.): Le terapie vanno fatte frequentemente, altrimenti servono a poco, è molto difficile riuscire impegnadosi due volte alla settimana. A scuola può andare bene far esercitare il bambino almeno tre-quattro volte alla settimana per mezz’ora; per il resto del tempo il bambino dislessico deve stare in classe con gli altri bambini e la maestra deve cercare di veicolare le informazioni oralmente. La comunicazione ad alta voce, scambi di opinioni a livello verbale, qualcuno che legge a voce alta, preparare la cassetta per la storia e per la geografia: insomma fare di tutto perché questa mente intelligente possa esprimersi.

(C.P.): Esiste un vero toccasana per questi bambini oltre alle terapie?

(Prof. G.S.): Si, l’antidoto è ottenere per i dislessici il massimo del riconoscimento sociale e la vera rivoluzione oggi è l’inserimento della multimedialità nella scuola. Per cui un laptop per ogni banco scolastico, e poi riproduttori video, CD-rom, eccetera: sono tutti supporti didattici utilissimi per tutti e ancora di più per i dislessici.

Pensate che la pagina del libro, dove altri allievi studiano normalmente, per i dislessici si può trovare sul computer! Noi stessi siamo sorpresi dell’accordo che abbiamo raggiunto con le case editrici per avere a disposizione i libri digitali.

(C.P.): Ci può portare un esempio di studio alternativo?

(Prof. G.S.): Un esempio è il software „Carlo Mobile“ che permette di leggere i libri digitali. „Carlo Mobile” è un insieme di applicazioni ideate per aumentare il grado di autonomia delle persone che privilegiano l’apprendimento scolastico attraverso il canale auditivo.

Si rivolge pertanto sia a bambini e ragazzi ma anche ad adulti con dislessia e, più in generale, a persone con difficoltà di lettura e, infine, a chi è impegnato nell’apprendimento delle lingue straniere.

Con “Carlo Mobile” è possibile ascoltare la lettura di qualsiasi testo: si seleziona quello che si vuole leggere, scegliendo la lingua, e si ascolta la voce chiara e femminile di chi parla.

È esattamente lo stesso del libro che altri ragazzi hanno sul banco: con le immagini e sottoforma di un “PDF” aperto, per cui si possono copiare dei brani, e tante altre cose.

“Carlo Mobile” risolve più velocemente anche i problemi che incontrano i discalculi. È munito di una calcolatrice dotata di sintesi vocale che permette di verificare il risultato di qualsiasi calcolo. In questo modo i ragazzi si possono concentrare esclusivamente sullo svolgimento dei problemi piuttosto che nella scrittura dei numeri e nell’applicazione delle procedure dei calcoli.

(C.P.): Quali sono le esperienze e gli stati d’animo nei bambini o ragazzi con disturbo di apprendimento ?

(Prof. G.S.): Sono bambini ai quali vengono proposte attività troppo complesse e astratte. Osservando la maggior parte dei compagni che si inserisce con serenità e ottiene buoni risultati nasce in loro un forte senso di colpa poiché essi si sentono responsabili delle proprie difficoltà. Per non percepire il proprio disagio mettono in atto meccanismi di difesa che non fanno che aumentare quel senso di colpa, trasformandosi in un forte disimpegno (non leggo perché non ne ho voglia) spesso accompagnato anche da attacchi di aggressività.

(C.P.): Il traguardo dell’università rimane ancora difficile da raggiungere?

(Prof. G.S.): Sì, l’università per i ragazzi dislessici è ancora un traguardo difficile, ma le innovazioni tecnologiche, se conosciute e utilizzate, costituiscono un formidabile strumento, cosicché negli ultimi anni, grazie all’applicazione delle normative, sempre più ragazzi dislessici riescono a intraprendere la strada dell’università.

(C.P.): Molti genitori dicono che la battaglia che avete combattuto e quella che state ancora facendo, forse servirà più per i nipoti che per i propri figli. Ma nel frattempo?

(Prof. G.S.): Nel frattempo invito tutti i genitori a continuare a combattere per i diritti che spettano ai propri figli e a non perdersi d’animo… sperando che la coscienza dei responsabili e di chi ci ascolta s’illumini al più presto.

Grazie professor Stella, e buon lavoro.

Per volontà di un gruppo di genitori, italo-tedeschi, si aprirà prossimamente un sito internet, dove poter comunicare e verificare statisticamente la percentuale di bambini bilingui e non, colpiti dalla sindrome dislessica. Nel frattempo ci potete scrivere: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. e tenere d’occhio il nostro sito in costruzione.www.dislessia.de.

*) in collaborazione con le regioni Emilia Romagna, Marche, la Provincia Autonoma di Trento, le Università di Bologna e Bolzano, con il Patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione, della Direzione regionale scolastica dell’Emilia Romagna e della Presidenza della Repubblica.

2008-1 pag 8

 


Joomla Plugin
   
Cookies make it easier for us to provide you with our services. With the usage of our services you permit us to use cookies.
More information Ok Decline